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Gli 8 polli che vorresti sempre incontrare su un tavolo di holdem


C'è una cosa che ci accomuna tutti, senza distinzioni, campioni compresi: c'è stato un momento in cui i polli, al tavolo, siamo stati noi.

Già, perché approcciare il poker sportivo è un po' come nascere. Da bambini, abbiamo tutti frequentato almeno un torneaccio infame con soldi virtuali, di quelli che in molti client non hanno il tasto Fold, perché tanto non lo usa mai nessuno. E nella pubertà, prima di passare all'adolescenza dei freezeout e a una maturità fatta di format sempre più complessi, tutti quanti abbiamo speso il nostro tempo, almeno una volta, nell'immancabile freeroll da quindici euro.

Baldanzosi, spavaldi. Sicuri di poter imporre il nostro poker ai classici 7400 iscritti.

A ripensare a noi stessi in quelle occasioni – bisogna essere onesti – ci vergognamo un po'. E allora abbiate il coraggio di fare coming out: vediamo se vi riconoscete in questa lista, ovvero la lista degli 8 polli che vorresti sempre incontrare su un tavolo di holdem.

1. L'Asteroide

Non appena la carta alta assegna il primo bottone del torneo, accade molto spesso che in un punto imprecisato dello Spazio una supernova esploda e generi decine di oggetti come questo. Al primo preflop l'asteroide è già in rampa di lancio con tutto il proprio stack gettato sul piatto. Non importa se in mano ha due assi, il classico 72 offsuited o due biglietti dell'autobus già obliterati: l'asteroide ha un piano. E questo piano consiste nel cliccare sistematicamente sul tasto dell'All-in.

Il vero problema di questo tipo di giocatore è che – per una costante statisticamente inspiegabile – l'asteroide tende a stravincere le prime 12-15 mani con qualsiasi tipo di carta, generando intorno a sé la classica atmosfera da ufficio postale all'ora di punta.

Poi, a un certo punto, la sua carica cinetica si esaurisce di colpo. Il povero asteroide si infrange dolorosamente nell'atmosfera e già al primo level up è un lontano e luminoso ricordo che è piaciuto tanto soprattutto ai bambini.

2. L'Eroe

L'eroe è quel giocatore che si presenta al tavolo da poker armato di un solo principio, ma assolutamente ferreo. Foldare una mano per lui è un disonore, una vergogna, un'onta che si abbatterà sul nome della sua famiglia per generazioni. Quando sta per cliccare il pulsante Fold già vede le truppe americane che si ritirano dalla Normandia e gli sale il sangue alla testa. E anche se ha in mano due carte che puzzavano di cadavere già quando stavano nel mazzo, cambia idea e si getta sul call.

E sì, perché l'eroe è così ligio ai propri princìpi da essere consapevole che deve limitarsi a callare sempre: col suo stack in continuo calando non può permettersi un raise.

Farlo desistere con un rilancio è impossibile. Provare a rubargli il buio è come tentare di sfilare la dentiera dalla bocca della nonna mentre sta mangiando.

Eppure, nonostante non sia poi così raro che l'eroe acchiappi al river una scala reale carpiata in runner runner con coefficiente di difficoltà fuga da Alcatraz che farà fischiare le orecchie a molti personaggi del passato, questo simpatico outsider è in genere uno dei primi a fare ciao ciao con la manina, secondo per tempo di espulsione soltanto all'asteroide.

3. Il Romantico

Quella del romantico è una figura molto comune nei tornei a basso fee. Si tratta di un giocatore fondamentalmente solido, molto conservativo, che raramente scende sul panno verde e se lo fa, lo fa con tutti i crismi del caso. Ha soltanto un lievissimo difetto: quando lega una pocket preflop impazzisce.

Il romantico ha un'idea tutta sua del poker, un'idea fatta di princìpi teneri e appassionati secondo la quale ogni coppia è per sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia.

Si arrampica su re-raise improponibili per difendere un doppio 4 accettando senza remore di doversi ridurre a mendicare un miniset con due K puntati alla tempia.

E mentre il romantico alza una mano al cielo e cita strazianti versi di Shakespeare sull'eterno amore, il dealer gli arpiona l'intero stack sbattendolo prosaicamente fuori dal torneo.

4. Il Parsimonioso

Il parsimonioso è come l'eroe, ma con una semplicissima variante. L'eroe ha il mouse incatenato al tasto call, lui invece punta tutto sul fold. Il parsimonioso è fondamentalmente uno spettatore che voleva godersi il torneo da una posizione privilegiata, in primissima fila, e allora s'è andato a sedere accanto agli altri giocatori. Folda tutto, in qualsiasi posizione. È tentato perfino di foldare da BB senza rilanci, e certe volte addirittura lo fa, fingendo distrazione o condiscendenza. C'è soltanto una mano in grado di trasformare il parsimonioso in un giocatore di poker. Lo vedrete puntare soltanto se ha due assi. Ma alcuni parsimoniosi li vogliono anche suited.

5. Il Ladro

Il ladro è una variante del romantico, ma, mentre il romantico sbrocca con le coppiette, il ladro diventa pazzo quando è in posizione finale e si prospetta la chance di rubare qualche buio. È un tratto comune a molti ladri agire più volentieri quando di mezzo c'è il buio, ma lui non ha mezze misure. Con qualsiasi mano, quando scolasticamente può, il ladro parte come una scheggia e mette sul piatto tutte le chips, gli otto euro e settanta che aveva in tasca, quindici caramelle, lo swatch e due orecchini che aveva in programma di regalare alla fidanzata.

Il suo gioco, generalmente, funziona finché da hijack in poi non c'è una carta sopra la regina. Dopodiché il ladro viene puntualmente sgamato e se ne torna a casa bofonchiando fra sé: “Eppure ho giocato giusto!”.

6. Il Posteggiatore

Il posteggiatore gioca come se avesse la macchina messa in sesta fila con le quattro frecce e due ruote in bilico sulla statua di Garibaldi. Se qualsiasi avversario osa pensare per più di sette-otto millisecondi, il posteggiatore lo aggredisce in chat con tutta una serie di versi che vanno dagli iniziali “zzzzzz”, “forza”, “suuu...”, “e andiamooo”, fino a insulti irripetibili che quasi sempre lo rendono paonazzo e incapace di intendere e di volere.

Ti immagini che stia agendo su settantacinque tavoli diversi e che sia giustamente infastidito dalle lumache, ma la realtà è invece che ha aspettato 24 ore per il freeroll giornaliero e ora ci si vuole strozzare a tutti i costi. E quando viene sbattuto fuori dalla tartaruga al bromuro che immancabilmente ha alla propria sinistra, il posteggiatore chiude il client e si mette a giocare a Windows Hearts, imprecando perché Roberto, Giovanna e Davide giocano troppo veloci.

7. Il Rebuyer

Quella del rebuyer è una figura mitologica che personalmente mi fa una grande tenerezza e che fatico a inserire nel novero dei polli. Perché il rebuyer ha una filosofia tutta sua e immagino che meriti un grande rispetto.

Nei tornei a rebuy libero, questo giocatore si piazza quasi sempre al tavolo con la sua bella posta minima e inizia a giocare un buon poker. Naturalmente, con quello stack, non va mai troppo lontano, eppure non si perde mai d'animo e quando è fuori ricarica immediatamente, spendendo i suoi bravi 25 centesimi per tornare in possesso delle sue amate 500 chips.

Si potrebbe pensare a un giocatore con un estratto conto molto limitato, invece il rebuyer è capace di ricaricarsi all'infinito. È come uno di quei fanatici che si presentano negli strip-club armati di seicento dollari in biglietti da uno, per infilarli con calma nei tanga delle spogliarelliste.

A volte succede che il rebuyer raddoppi, triplichi o quadruplichi il proprio stack. È scientificamente provato che, quando ciò accade, durante la mano successiva il rebuyer riperderà ciò che ha guadagnato anche se al tavolo sono tutti sitout.

Ma niente paura: il rebuyer è lì pronto a infilare la monetina nel jukebox, per giocare imperterrito ancora una mano.

8. L'Ufologo

L'ufologo è convinto che tutto il sistema pokeristico mondiale sia un meccanismo concepito apposta per fargli perdere i freeroll e assegnare a un ipotetico bot i 20 euro scarsi che spettano al vincitore. Il suo poker risente gravemente delle sue paranoie: l'ufologo infatti gioca sostanzialmente contro la statistica, perché spera in questo modo di sovvertire un destino già scritto. Lo vedrai foldare assi a profusione, piagnucolare che il buio si alza sempre su di lui, giocare conservativo dopo aver floppato una scala massima perché è certo dell'apparizione mistica di un full in mano all'avversario.

L'ufologo è anche convinto che il mouse lasci una scia chimica sopra il desktop, che i client di poker emettano chips in regime di signoraggio e che ad ammazzare Kennedy in Texas sia stato Doyle Brunson con un fucile caricato a 10 e 2.

Generalmente, quando al tavolo ci si libera dell'ufologo, c'è una sorta di sollievo generale fra gli altri giocatori. Ma è un sollievo breve, perché l'ufologo rimane a guardare il freeroll fino alla fine, intervenendo a ogni bad beat con commenti del tipo: “Visto, che ho ragione?”.

E allora...

Se anche voi siete stati un Ufologo o un Romantico, ammettetelo: non c'è niente di male. Credete forse che Hansen o Negreanu si siano seduti al primo tavolo verde della propria carriera già skillati, o è più probabile che anche loro, agli inizi, abbiano dispensato a piene mani soldi e sorrisi fra i presenti?

Io, che non posso fare a meno di immaginarmi Phil Hellmuth vestito da Posteggiatore o il buon Minieri lanciato a tutta velocità come un Asteroide, provo la stessa sensazione quando vedo il classico tredicenne appollaiato sul motorino, vestito come uno sharpei, a sfumicchiare Marlboro con gli amici fantasticando su Belen Rodriguez.

Il primo impulso sarebbe quello di passargli sopra con la macchina. Poi, però, mi fermo, lo guardo meglio e vedo che quel tredicenne, in fondo, sono io.
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